Alimentazione nella terza età: L’anziano
Lo studio dei processi di invecchiamento è di fondamentale importanza in considerazione dell’aumento dell’età media della popolazione e delle problematiche che questo comporta.
Tra i diversi processi che incidono sull’invecchiamento sembra che l’alimentazione giochi un ruolo particolare e tra i fattori da tenere in considerazione ci sono :
- Fattori culturali
- Attività fisica ridotta
- Malassorbimento
- Fabbisogno di taluni nutrienti
- Risorse economiche
La malnutrizione nel soggetto anziano
Malnutrizione primaria: errata assunzione di nutrienti o errato comportamento alimentare;
Malnutrizione secondaria: dipende da fenomeni conseguenti alla riduzione della capacità digestiva, dell’assorbimento, del trasporto, della metabolizzazione e dell’utilizzo dei nutrienti e dell’energia.
La malnutrizione calorico-proteica si associa a numerose alterazioni funzionali, diminuita immuno-competenza, incremento del rischio di fratture, anemia, minori prestazioni cognitive, demenza, incremento del rischio cardiovascolare. Molto importante è la disidratazione che può aggravare situazioni patologiche in atto ed alterare l’omeostasi.
I fattori che portano alla malnutrizione nell’anziano possono essere di vario genere: fattori psicologici, fattori sociali, fattori patologici.
Fabbisogno nutrizionale nei soggetti della terza età
Durante l’invecchiamento si verifica una riduzione del fabbisogno calorico giornaliero in misura progressiva con l’aumentare degli anni a causa della riduzione del metabolismo basale e della ridotta attività.
Nell’anziano si verifica una riduzione della massa magra nell’ordine del 6,3% ogni 10 anni a carico dei muscoli e degli organi in cui le cellule specializzate vengono sostituite da tessuto connettivo e grasso. Si verifica in oltre una riduzione dei compartimenti idrici.
La riduzione dell’apporto calorico deve essere fatta in modo idoneo in modo tale da non causare deficit di nutrienti. E’ stato osservato che nei soggetti anziani i micronutrienti sono spesso al disotto dei livelli consigliati.
Fabbisogno glucidico: nell’anziano come nell’adulto il fabbisogno glucidico è compreso tra il 55-65%. Tuttavia poiché si riduce la tolleranza al glucosio si devono ridurre gli zuccheri semplici al 810% prediligendo i polisaccaridi.
Fabbisogno lipidico: L’introito lipidico in età avanzata è importante per il mantenimento dell’integrità anatomico funzionale del sistema nervoso. Particolare attenzione deve essere fatta alla qualità dei lipidi: il 10% deve essere rappresentato da acidi grassi saturi, 2-6% da acidi essenziali e la quota restante da monoinsaturi.
Fabbisogno proteico: salvo patologie renali o necessità riabilitative, il fabbisogno proteico deve rimanere invariato poiché vi è già un minor utilizzo a causa della riduzione della funzionalità digestiva e metabolica. Una riduzione protratta della quota proteica può condurre ad una usura tessutale, anemia, riduzione delle proteine plasmatiche, gravi forme di edema, diminuzione delle capacità difensive del sistema immunitario.
Fabbisogno di liquidi: E’ caratteristica comune, negli anziani, una diminuzione del senso della sete con costante pericolo di disidratazione. Il pericolo maggiore sussiste in estate. L’equilibri idrico è molto importante per lo stato di benessere dell’anziano e richiede un attento controllo, soprattutto negli stati di malattia. Un bilancio idrico negativo può essere dovuto:
- Ad introiti inadeguati (malattie croniche, immobilizzazione, demenza)
- Ad eccessive perdite (febbre, diarrea, malassorbimento, vomito, perdite emorragiche)
Il bilanci idrico deve essere valutato con attenzione nei soggetti che utilizzano diuretici in terapia.
Fabbisogno vitaminico: le carenze vitaminiche nell’anziano sono particolarmente frequenti a causa di diversi fattori: impoverimento del regime dietetico, diminuito assorbimento, presenza di malattie croniche, uso di farmaci, comportamento alimentare inadatto o irrazionale.
Particolarmente frequenti negli anziani sono la carenza di vitamina D e vitamina B12. La carenza di vitamina D è dovuta alla minor esposizione solare e per la ridotta capacità di sintesi endogena. Si consiglia un apporto di 10 microgrammi/al giorno tra 51-70 anni e 15 microgrammi/al giorno oltre i 70 anni. La carenza di vitamina B12 è dovuta ad un minor consumo di carne.
Fabbisogno minerale: Gli anziani sono soggetti ad alcune carenza minerali specifiche.
Ferro: è molto frequente a causa del minor consumo di carne per problemi di masticazione o economici, ad una riduzione dell’assorbimento e ad un aumento delle perdite ematiche per malattie croniche.
Potassio: La dieta deve prevedere alimenti ricchi di potassio, in particolare se vengono utilizzati farmaci diuretici. La scarsa assunzione di potassio determina una riduzione della contrazione muscolare e del ritmo cardiaco.
Calcio: Il fabbisogno di calcio aumenta con l’età a causa del ridotto assorbimento. Per prevenire l’osteoporosi senile e le sue conseguenze oltre all’apporto di calcio e vitamina D è consigliato anche l’esercizio fisico. Nel caso di supplementazione con integratori deve essere fatto un attento controllo della posologia per evitare calcolosi e per non ridurre l’assorbimento di ferro e zinco.
Zinco: la carenza può essere dovuta a fattori patologici, assunzione di farmaci o causata dalla supplementazione con altri minerali.
Selenio: è importante per il suo ruolo antiossidante. La dose raccomandata nell’anziano è 55 microgrammi/al giorno.
Sodio: Il suo uso va limitato poiché in eccesso rappresenta un fattore di rischio per l’ipertensione.